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Gli scienziati contro i falsi miti sulla salute e sui migranti

Sanità pubblica Redazione DottNet | 10/12/2018 21:44

Lancet, non portano malattie e sono una risorsa lavoro negli ospedali

Non un 'peso' per i servizi sanitari dei paesi che li ospitano ma parte importante della manodopera negli ospedali. Non 'portatori di malattie', bensì meno esposti ad ammalarsi e a morire delle patologie più comuni. A ribaltare gli stereotipi su migrazione e salute sono i risultati della Commissione istituita dall'autorevole rivista scientifica Lancet insieme allo University College di Londra (UCL), che mette in guardia contro "miti dannosi e infondati, usati per giustificare politiche di esclusione".

Sono stati 258 milioni, nel 2017, le persone migrate in un paese diverso da quello di origine e la maggior sono lavoratori. Ad approfondire le loro condizioni di salute, una nuova revisione sistematica che ha utilizzato 96 precedenti studi, analizzando complessivamente i dati di 15,2 milioni di migranti provenienti da 92 paesi. Ne è emerso che si ammalavano meno e avevano tassi di decessi più bassi per malattie cardiovascolari, neoplastiche, neurologiche e respiratorie. Erano, tuttavia, più inclini a infezioni come epatite, HIV e tubercolosi, ma tendevano a diffonderle tra le loro comunità piuttosto che nella popolazione generale.

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"Lo stereotipo dei migranti come portatori di malattie - scrivono i ricercatori - è forse uno dei più diffusi e dannosi. Tuttavia, non esiste un'associazione sistematica e le prove dimostrano che il rischio di trasmissione di infezioni da popolazioni in migrazione a quelle ospiti è generalmente basso" Anche rispetto all'impatto sui sistemi sanitari, sono tutt'altro che 'un peso', come da alcuni dipinti. Con la loro manodopera e le loro conoscenze, infatti, contribuiscono a rafforzare i servizi di assistenza sanitaria dei paesi ad alto reddito, a corto di personale. Ad esempio, nel Regno Unito, il 37% dei medici ha ricevuto la qualifica medica in un altro paese.

"La nostra analisi suggerisce che i migranti sono più sani e, nei paesi ricchi, costituiscono una grande porzione della forza lavoro sanitaria", ha detto Ibrahim Abubakar, presidente dell'UCL-Lancet Commission on Migration and Health, che ha condotto lo studio. In troppi paesi, ha detto in una nota l'editore di Lancet Richard Horton, "le argomentazioni secondo le quali i migranti rappresentano un rischio per la salute e un peso per i sistemi sanitari sono miti usati per guidare il sentimento anti-immigrati" e "far avanzare un'agenda populista". La Commissione invita quindi i governi a "migliorare l'accesso dei migranti ai servizi e rafforzarne il diritto alla salute", anche "attraverso l'adozione di un approccio di tolleranza zero al razzismo e alla discriminazione".

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